Ti ho visto stanotte. Ho visto che hai fatto chilometri andando avanti e dietro ai piedi del nostro immenso letto matrimoniale. Sono rimasta in quel piccolo angolo riempiendo tutto il resto del letto con le mie paure. E il caldo non mi dava tregua, un po’ l’afa, un po’ la rabbia. Svegliami, tirami via dal guscio che mi sono creata, fa’ qualcosa di concreto. Non permettermi di distruggermi, non permettermi di seppellirmi.
Ho sentito il materasso deformarsi quando ti sei seduto vicino a me. Ho continuato la mia farsa. Dormivo. Almeno fino a quando non sei uscito sul balcone per finire il pacchetto di Marlboro rosse.
Ho infilato il jeans e una maglietta pulita, le converse rosse ai miei piedi e sono fuggita. Da te, da noi, da me stessa. Mi hai guardata mentre entravo in macchina, mentre evitavo il tuo sguardo.
Finestrini abbassati, Tracy mi dedicava “Fast Car” e io tornavo me stessa mentre mi avvicinavo al mare, mentre tornavo a Casa.
Mentre l’alba mi ricordava che avevo dormito troppo poco, parcheggiai su quell’enorme piazzale e facendo attenzione agli scogli scesi in quella baia che avevo visitato solo una volta. Era quella dove non volevo mai portarti, quella dove affrontai vis-à-vis il mio primo grande amore. E non eri tu.

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