Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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giovedì 5 luglio 2012

- Poco più di un anno fa -


Ti ho visto stanotte. Ho visto che hai fatto chilometri andando avanti e dietro ai piedi del nostro immenso letto matrimoniale. Sono rimasta in quel piccolo angolo riempiendo tutto il resto del letto con le mie paure. E il caldo non mi dava tregua, un po’ l’afa, un po’ la rabbia. Svegliami, tirami via dal guscio che mi sono creata, fa’ qualcosa di concreto. Non permettermi di distruggermi, non permettermi di seppellirmi.
Ho sentito il materasso deformarsi quando ti sei seduto vicino a me. Ho continuato la mia farsa. Dormivo. Almeno fino a quando non sei uscito sul balcone per finire il pacchetto di Marlboro rosse.
Ho infilato il jeans e una maglietta pulita, le converse rosse ai miei piedi e sono fuggita. Da te, da noi, da me stessa. Mi hai guardata mentre entravo in macchina, mentre evitavo il tuo sguardo.
Finestrini abbassati, Tracy mi dedicava “Fast Car” e io tornavo me stessa mentre mi avvicinavo al mare, mentre tornavo a Casa.
Mentre l’alba mi ricordava che avevo dormito troppo poco, parcheggiai su quell’enorme piazzale e facendo attenzione agli scogli scesi in quella baia che avevo visitato solo una volta. Era quella dove non volevo mai portarti, quella dove affrontai vis-à-vis  il mio primo grande amore. E non eri tu.

- Divagare -

Nah, tanto tempo che non scrivo. Che quasi mi sono dimenticata come si fa. Poi c’ho i giorni “buoni” e riempio la mia pagina di Facebook con tante stronzate, più o meno capite da chi legge, bene o male interpretate da chi mi conosce.
E poi c’è quella rara serata, come stasera… che mi prende la voglia di pigiare tasti a caso e più li pigio e più si concretizzano le cavolate che mi frullano in testa.
Che non c’ho molto da dire credo sia chiaro, ma un tentativo di mettere ordine ai cassetti della mente me lo concedo. Avrei da mettere in ordine anche i cassetti della vita, i cassetti dell’amore e i cassetti della mia stanza a dire il vero. Si, sono disordinata, da che l’avete intuito?
Beh, dai, poco alla volta. Queste righe possono bastare. O meglio, queste stronzate appena scritte e la buona intenzione può bastare. Prossima volta cerco di applicare un po’ la buona intenzione. Ora applico il mio diritto primario: vado a dormì.


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- Non vivo più senza te, anche se... anche se... -

È la mia naturalezza che non ti piace. E per naturalezza non intendo il non essere costruita ma la vicinanza alla natura, agli alberi, alla terra, al mare. Il vento poi e la pioggia. Come ci vorrei ballare scalza su una spiaggia sotto un temporale. Possibilmente sulle note di “Non vivo più senza te”, possibilmente senza averne mai visto il video, che a noi che balliamo la pizzica i capelli così lisci non ci stanno anche perché non li vogliamo. La pizzica è per spiriti liberi e un po’ ribelli, per quelle che si lasciano pettinare i capelli dal vento e dal mare. Per quelle che prendono la macchina in un caldo pomeriggio e vanno al mare con i finestrini abbassati e la radio che trasmette casualmente canzoni che toccano le emozioni.
E’ questo che non riesci a percepire, a non amare.
È me che entro in contatto con me stessa che non ti piace, quando disegno, quando mi sporco le mani di colore, quando rido con gli occhi e col cuore. Non ti piace che io sia me stessa, non ti piace e non ti riesce di non soffocarmi. E io non riesco a non lasciarmi soffocare e non riesco a lasciarmi prendere per mano e non riesco a mettere quella gonna lunga e colorata che mi rappresenta, ma a te non piace, quando invece mi fa sentire così libera, allegra, fresca… me. 

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giovedì 5 gennaio 2012

- Mio -

Hai mai notato come cambia il battito del mio cuore quando la notte interrompi il mio sonno solo per stringermi a te? Sotto il caldo del piumone, quando cerchi piano la mano mentre inspiegabilmente stai ancora dormendo. Quando appoggi la tua testa alla mia o sulla mia spalla. Quando sento il tuo respiro intermittente sulla mia pelle e non c’è cosa più fastidiosa di un respiro sulla pelle quando fuori fa freddo. Ma il tuo mi riscalda.
Hai mai notato come cambia la luce nei miei occhi quando arrivo da te? Anche quando non sei perfetto, anche quando non lo sono io, anche quando siamo arrabbiati, anche quando la gelosia ci toglie il respiro e le parole e abbassa i nostri sguardi.
Hai mai notato come si muovono le mie mani in tua presenza? Sembri una calamita per loro, tu la tua pelle bianca, i tuoi capelli e la tua bocca.. le richiamate a vostro piacere, le richiamate in ogni luogo, in ogni situazione.
E poi c’è quella tua paura di perdermi, forse più grande della mia. Quella paura che mi viene spiegata dagli altri perché tu non me lo diresti mai. Quella paura che viene spiegata dai tuoi gesti perché tu non ne parleresti mai. C’è quella gelosia che non mi spiego, la gelosia per i miei occhi, per le mie labbra… la gelosia per tutto quello che io non noto, per tutto quello che dici accadere intorno a me quando non mi tieni la mano, quando non sembro essere tua.
Ma io lo sono. Tua dico, lo sono. Ma qui i ruoli sono invertiti mi sa e ad aver paura sono io.
È difficile dirti quel che sei. Sei semplicemente tutto quello che c’è nel tutto e al di fuori di esso.
Sei il silenzio, i discorsi, i sorrisi, le lacrime, sei l’acqua, il cielo, il caldo, sei mille scintille, sei il motore, sei sogno, realtà, paura, realismo e speranze. Sei tempo, voce, droga, dipendenza. E sei anche tutto quello che non so, che non conosco, che ti fa quel che sei.
E sei Mio.



Julie.

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