Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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domenica 26 giugno 2011

- Troppo amore Mi ucciderà -

E lo so che non ti piace quando mi trucco, ma prendila come una piccola maschera che pongo sul mio volto quando non voglio riconoscermi. Si, lo so che ami la mia felpa rosa ma la camicia nera mi serve per mascherare tutti i difetti che tu ami accarezzare. So che adori quando la mattina, appena svegli tu puoi baciarmi gli occhi, liberi dal mascara. So anche quanto ami giocare con i miei capelli, tanti e tanto ricci… ma fa caldo, amore, e li lego sempre.
Continui a mancarmi nonostante io non ti conosca, continui a non esserci anche quando ci sei, continui a mancare ai miei silenzi, continui a essere tutto quello che desidero mentre cerco altro.
Sei cenere del mio fumo, sei tempo che scorre lento e poi torna indietro.
Ed io ti guardo dimenarti per un po’ di libertà, ti guardo mentre mi esorti a stendere le ali. Perché noi abbiamo le ali, amore. E poi ti guardo mentre ti struggi per la comprensione. Perché noi non veniamo mai compresi, mai come vorremmo, mai per quello che siamo.
Ma nessuna persona ci appartiene davvero, amore. Non puoi pretendere che io sia tua anche se ti chiamo amore, amore. E guardami mentre ti scrivo, guardami negli occhi mentre cerco le lettere sulla tastiera. Guardami mentre dormo, che lì non posso provare a distruggerci.

Julie

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domenica 19 giugno 2011

- Scrivo per Amore -

È tutta una grande aspettativa. La vita, dico, è una grande sala d’attesa e noi per ingannare il tempo lavoriamo, studiamo, ci innamoriamo, ridiamo, piangiamo…
Eccomi, mi vedi? Sono seduta in quell’angolino con le pareti verdi, verde come la speranza. Speranza che la mia attesa, qualsiasi cosa io stia aspettando, non duri poi troppo.
Dall’altra parte della stanza ci sei tu, in quell’angolo grigio, sbiadito. Ti guardo e credo che mai il tuo ricordo, mai la tua presenza, mai la tua assenza siano state così “piatte”, così grigie, così indifferenti. Ma forse, se ti ho voluto assegnare un colore, niente di tutto quello che ho appena detto è la verità.
È che stavolta non saprei, ti ho nascosto e ti sei nascosto, fuggo e fuggi. Appari in piccoli momenti delle giornate più impensabili e poi ti mando via. Non perché non ti vorrei con me, non perché tu non sia importante. Solo perché non è il momento giusto. Ma nonostante questo, credo che tu, anche attualmente, sia la cosa più presente nella mia vita, in maniera ovattata magari, in maniera silenziosa, dietro le mie spalle, in ogni mio gesto, c’è una piccola parte di te, in me. Mi porti a vivere picchi di massima felicità e poi mi scaraventi al suolo, mi sollevi e mi fai volare e poi mi abissi e mi affondi, come se avessimo sempre qualche conto in sospeso, come se dovessi sempre farmi pagare l’affidamento che faccio su di te.
È una guerra la nostra, una guerra tra quello che sei e l’immagine che io ho di te. Una guerra tra la realtà e quello che vorrei. Dovremmo trovarci in quella stanza un giorno, quella in cui ci siamo conosciuti. Dovremmo sederci ad un tavolo e guardarci negli occhi. Dovremmo parlarne prima o poi. Mi dovrai spiegare tanto, mi dovrai insegnare tanto, mi dovrai ancora distruggere e far rinascere, mi dovrai ancora rincorrere e dovrai farti rincorrere da me. Promettilo. Dovrai apparire ogni tanto come ieri sera tra gente e sonno, dovrai vivere per me ed io per te, almeno ancora una volta. Eppure senza di te sarei un po’ meno me stessa, sarei un po’ meno viva probabilmente. Eppure con la tua presenza costante non potrei vivere quegli abissi in cui mi porti e che, in fondo, mi piacciono anche.
Giuro che ci ho provato ad essere razionale, ad usare solo il cervello qualche volta ma non è la stessa cosa. Tutto perde di colore, tutto sembra diverso e anche il brutto non ha lati positivi. Ed ho provato anche a nascondermi dopo il cinismo che mi hai causato, dietro l’indifferenza, dietro la spavalderia, dietro mille maschere che mi appartengono solo in parte. Ma arriva quel momento in cui tu arrivi e fai crollare tutto, la verità, la finzione, le strategie, le difese, l’orgoglio. Arrivi e mi ribalti, inganni ogni centimetro del mio corpo, inganni ogni centimetro dell’aria che mi circonda. Arrivi da lontano, arrivi con una parola, con una canzone, con un gesto o un’occhiata e poi colpisci e affondi. Poi mi avvolgi, mi coccoli, mi fai vivere in uno stato di costante svolazzamento, come se camminassi sulla luna, come se ogni passante mi regalasse un fiore.
Mi ricordo quella volta, recentemente, in cui il tempo ha stravolto le cose ed in cui tu sapevi di liquirizia e sigaretta, il tutto imbevuto in litri d’alcool (il che spiega tutto). Mi hai preso per mano in mezzo alla folla, mi hai trascinato sotto un temporale contenta di essere li, mi hai donato poco ma inutile silenzio e troppe inutili parole, mi hai avvolto con una canzone e mi hai detto di aspettarti li, sulla panchina della stazione, mentre partivi senza guardare indietro ma con la promessa di un ritorno. Al tuo posto ritornò una piccola e vana illusione e una volta che l’ebbi riconosciuta andò via con la coda tra le gambe e il viso pieno di una parvenza di vergogna.
Come sempre ti perdono perché sono anni ormai che mi hai regalato gli occhi più belli del mondo da guardare ogni volta che ne ho bisogno e sono anni che mi hai insegnato a godermi i momenti in cui ci sei, senza pensare a quando e se te ne andrai.
Amami, Amore, poi lasciami e sparisci, abbracciami e fa che io ti manchi e torna violentemente inondando ogni atomo, scombussolando tutto e fatti amare, Amore, fatti odiare e rincorrere, fatti mancare e fatti abbracciare. Giochiamo, Amore, divertiamoci e corriamo in riva al mare, nascondiamoci e baciamoci in mezzo alla gente, odiamoci guardandoci con gli occhi pieni di Te.

Julie.

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lunedì 6 giugno 2011

- Le chiavi del mondo -

Non sono per niente una persona coerente, non sono neanche puntuale, né precisa, né ordinata. Ho milioni di difetti che si mischiano ai miei milioni di capelli. E i miei capelli in questo periodo sono lunghi e particolarmente arruffati, oltre che puntualmente sciolti.
Io sono ovunque tranne qui negli ultimi tempi, ho messo un’ancora nella realtà, nella mia realtà, che non è mai quella degli altri.
Profondi e costanti squilibri mi caratterizzano. Mentali, fisici, psichici, umorali. Molto profondi. Molto costanti.
L’impazienza, l’incostanza e l’irrequietezza sono il mio pane quotidiano ultimamente, insieme ad una lunaticità assolutamente e totalmente imprevedibile (e spaventosa, per chi mi è vicino).
E poi sono incapace ma vogliosa di dimostrare concretamente il mio affetto alle persone. Quelle che se lo meritano, ovvio. Ma sono proprio un’inetta in questo campo.
Quindi persone, gente, oh voi che leggete le mie montagne russe mentali… Vi voglio bene, sappia telo!
Scompaio, mi assento, vi ignoro, MI ignoro, esisto in orari sbagliati, ma Esisto. Litigo continuamente con il tempo, con le emozioni, con le persone, con la macchina da cucire che si inceppa, col silenzio e col rumore, con il cibo e con i denti [Dico io, perché se il giudizio da mettere è uno, i relativi denti sono 4? Forse perché spesso non basta soffrire una volta per imparare la lezione? Forse perché ripetere aiuta a rafforzare il concetto? Spiegatemelo.].
Tutto questo per dirvi che ci sono, sto lavorando per ottenere le chiavi del mondo.
Vedrete, prima o poi vedrete.

Julie.

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