Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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venerdì 18 febbraio 2011

- Avevo un'amica, un amore e una famiglia - (part 3)

Tempo fa avevo una grande famiglia, grande e regolare.
Un padre, una madre e un fratello. Poi nonni, zii, cugini e pro-cugini che a contarli tutti  ci avrei messo una settimana.
Avevo l’ingenuità di pensare che bastasse un piccolo pezzo di DNA in comune per essere uniti.
Avevo la forza dell’amore che mi nascondeva i difetti di ognuno di loro.
Avevo la classica età in cui il primo nemico è tua madre, la persona a cui meno volevo essere paragonata.
Avevo la piccolezza e la semplicità di una bambina, la spontaneità nel sorriso che legava a doppio filo me e mio padre.
E poi c’era un fratello a cui dimostravo affetto in silenzio o pizzicandogli le guance, c’erano i cugini e pro-cugini, fratelli e sorelle mancate, preziosi compagni di gioco, tutti simili a me ai miei occhi ma così distanti dal mio essere per tutti gli altri, loro compresi.
Zii che avrei voluto come genitori e nonne cuoche. Nonni trasparenti ma vicini in tutti i modi.

Poi accade che cresci, che mamma e papà cambiano strada e tu tiri un sospiro di sollievo nel vederli più sereni dopo anni.
Accade che uno litiga con un altro, l’altro vuole bene a un altro ancora ma non a uno e non a te che vuoi bene a uno, all’altro e all’altro ancora.
Accade che cerchi di capire e spiegarti ma nessuno capisce te e nessuno ti spiega niente.
Succede che cambi e lasci casa, poi cambi ancora e comprendi tua madre, la conosci da lontano e sai di assomigliarle inevitabilmente.
Poi ti guardi attorno e in una città lontana ritrovi un padre che non ricordavi così estraneo e ti chiedi dov’è finito quell’uomo che condivideva con te i giochi di ogni età fino a qualche anno prima, quell’uomo che era l’unico uomo della tua vita.
Torni a casa ogni tanto e trovi un gigante nel tuo letto, lui quel bimbo cicciottello col quale le dimostrazioni d’affetto erano limitate, ora si è trasformato come gli alieni di “Space Jam”, è alto come una Julie su un’altra, ha una voce strana che potrebbe essere il doppiatore di uno di quegli alieni o di Duffy Duck e ti accoglie con un abbraccio goffo, gobbo (data l’altezza e i metri che deve fare verso il suolo per raggiungerti) e pieno d’amore ogni volta che ti vede rientrare nella sua vita.

E sai che ti può bastare il loro amore, tacito o meno che sia, visto che guardandoti intorno non vedi altro che reale menefreghismo, “troppi impegni”, opportunismo, gelosie, indifferenza, e ipocrisia anche negli occhi e nei gesti delle persone che nonostante tutto continui ad amare solo per quel piccolo, minuscolo, invisibile pezzo di DNA che forse avete in comune.

Ora però mi può bastare il piumone, vado sotto le coperte a nascondermi dal mondo.
Oggi mi ha fatto venire mal di testa con la sua pienezza.

Julie.

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