Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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venerdì 18 febbraio 2011

- Avevo un'amica, un amore e una famiglia - (part 1)

Avevo un’amica una volta. L’adoravo.
Era un Sole nero. Il mio Sole, il Sole ideale per i momenti di strambitudine.
Cos’è la strambitudine (oltre ad essere una parola che Word non riconosce)?
È quella cosa che Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”  chiama “avere le paturnie”.
Comunque, dicevo di questo Sole che un giorno tra incomprensioni e ragazzi di troppo tra i piedi, si è spento. Attualmente lei è ancora lì, lontana e così ormai estranea probabilmente.
Ci penso ogni tanto, eravamo migliori amiche. L’una per l’altra abbiamo fatto e avremmo fatto ancora tanti chilometri per vederci.
Eravamo l’alter-ego di noi stesse, io il suo e lei il mio.
Ci sono momenti, ultimamente sempre più frequenti, in cui la rivorrei nella mia vita, altri in cui penso che sia meglio averla lontana a causa della sua diversità autodistruttiva. Ma in fin dei conti mi manca, mi manca anche quel piccolo disagio dovuto allo squilibrio tra le nostre vita, tra le nostre idee, abitudini e caratteri. Mi manca parlarle, confidarmi e confortarla, scriverci e aggiornarci sulle nostre lontane vite, mi manca avere in comune tutto ma nulla realmente.
È paradossale, ora che potremmo viverci, ora che potremmo condividere il mondo siamo così lontane.
Ma stavolta non si tratta di chilometri, ormai sono diminuiti vertiginosamente quelli che ci separano fisicamente… sono le nostre anime ad essere lontane.
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