Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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martedì 26 luglio 2011

- Una Tarantola e una Donna nel deserto -

Guardami, sono qui che fisso la tastiera. Sono qui che per la prima volta sono impanicata da un virtuale foglio bianco. Sono qui che guardo le nostre foto, dalle più vecchie e tenere alle più recenti e pazze.
Non parlo mai tanto di te, a nessuno, immagina scrivere di te quanto mi risulti difficile.
Non è che non voglio, è che non ci riesco.
Tu sei una cosa bella, sei una piccola isola felice per me.
Ma proviamoci. Prendimi la mano e lasciamo che il vento ci accompagni.
Anzi prima fermati, dammi un bacio, qui sul naso come piace a te.
Ok, posso cominciare, ma sai che faccio? Non scrivo di te, non scrivo di noi… provo a raccontare una storia.

“Buonanotte mondo. Chiudo gli occhi e tutto perde forma, colore, senso.
E così entro in una stanza, sembra un vecchio locale deserto, un po’ buio e impolverato.  Addossato ad una parete vedo uno di quei classici tavolini con lo specchio circondato di luci che servono agli attori per prepararsi ad uno spettacolo.
Passo una mano sullo sgabello di velluto rovinato per togliere almeno uno strato della polvere che lo ricopre e mi siedo. Contemporaneamente nello specchio una ragazza si siede di fronte a me. Occhi negli occhi e muovo una mano. Tocco la sua e sorridiamo della scoperta.
Vedo una massa informe di capelli ricci castani e due occhi grandi, castani anch’essi. E nei suoi, nostri occhi scruto in un angolo, la determinazione, la forza, la grinta che nessuno penserebbe mai esserci in poco più di un metro e mezzo d’altezza.
Ora ci osservo. Guardo le nostre mani e guardo i nostri corpi. Guardo i nostri nasi e anche gli occhi, i capelli, che in comune hanno solo il colore. Mi chiedo perché solo io vedo queste differenze tra me e la ragazza nello specchio.
Guardateci anche voi, fate attenzione. Siamo due contraddizioni viventi, siamo opposte a noi stesse e mischiate tra di noi. In questa vita o nella passata ci siamo scambiate pezzi di noi stesse, lacrime, sorrisi, baci, mani. In qualche strano modo ci completiamo e ci prendiamo cura l’una dell’altra.
Guardate ora i nostri occhi. Guardate i miei sempre delineati da una sfumatura nera. Guardate i suoi, sempre circondati da mille colori. Guardate i nostri capelli, i miei, lunghi, folti, ricci, incolti e continuamente in movimento sulla mia testa e i suoi, corti, a piccoli boccoli che sfidano la gravità, che sfidano la proprietaria e la sua pazienza, che le accarezzano le spalle, che cambiano spesso forma, ogni tanto colore.
Ora dateci un’oretta. Ci vestiamo ed usciamo.
Macchina. Sedute l’una accanto all’altra, a cantare canzoni che invece vorremmo ballare come pazze prima di raggiungere il posto che incornicerà la nostra serata.
E ora parte il bello, partono frasi degne di un comico, partono situazioni surreali, balli, ghiaccio, tacchi, sguardi rubati, fotografie, fino a tardi, fino a quando i nostri piedi sopportano i 13cm di distanza dal suolo, fino a quando non abbiamo bisogno di sederci e prenderci per mano e respirare forte, fino a quando non ci dicono che “è ora”. E poi tanto ci vedremo poche ore dopo, quando il sole sarà più forte di quello che abbiamo visto prima di dormire un pò. Ci incontreremo ridendo e con gli occhiali scuri, ci vedrete girare in un supermercato ridendo di ogni cosa e parlando poco.
Tutto questo perché pur essendo una persona sola, non siamo la stessa cosa. Tutto questo perché nonostante la somiglianza, non siamo simili a noi stesse, né ad altra gente.
Io e lei, la donna della mia vita, l’unica che amerò davvero, l’unica che conoscerò e mi sorprenderà sempre come mi stupisco ancora di me stessa.
Julie e Terie, sono “due puntini, ma visti da lontano”, da vicino sono due che non si possono non notare. 
Perché? Ah beh, questo non lo so. 
È quello che ci dicono sempre. Vero Mia Terie?

TI AMO.
Tua Julie”

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