Julie's world...

Inizio ogni giorno come se non ce ne fosse stato uno prima e lo vivo come se non ce ne sarà uno poi... J.
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lunedì 28 marzo 2011

- A un pezzo di cielo da te -

[Prima di iniziare a leggere avviate il video e lasciate che questa sia la colonna sonora del mio sogno]




Oggi, infatti, sono la Julie che ho sognato stanotte, quella che non appartiene a nessun posto preciso. Una Julie in viaggio.
Guidavo la mia Punto bianca del ’95, lasciatemelo dire, un gioiellino! L’unica pecca è che non ha un lettore CD ma un magnifico mangianastri al quale grazie al ‘dio tecnologia’ riesco a collegare il mio inseparabile I-Pod [un fantastico contrasto tra vintage e new age, insomma!]
Viaggiavo su un’autostrada, vuota solo nella mia carreggiata, il che mi permetteva di godermi ogni singolo momento del mio viaggio, compreso quell’incredibile tramonto rosa e le canzoni scelte ad arte dalla riproduzione casuale.
Grazie alle mie poche nozioni di spagnolo ero certa che il paesaggio che si mostrava davanti ai miei occhi era l’esatto opposto di quello che ascoltavo nella canzone. Shakira parlava del fatto che “quando meno te lo aspetti sorge il sole”. Lo sfondo del paesaggio che sembravo dover raggiungere, mostrava invece il sole che mi salutava, rivelandomi con maestria la sua capacità di creare sfumature inspiegabili, irriproducibili, infotografabili. 
Eppure non immagino momento migliore in cui farsi accompagnare da questa canzone.

Tanto me quise besar que me duelen los labios…
Vi capita mai di annullarvi nelle parole di una canzone? Distruggervi totalmente, come a prendere un martello enorme in testa e finire in mille pezzi come in un classico cartone animato?
In quel momento era come avere un puzzle di me stessa in una scatola con 4 ruote. Ogni pezzo era mio e raccontava un po’ di me, ogni tessera aveva un motivo d’esserci.

Mira que el miedo nos hizo: cometer estupidaces…
Fortunatamente era solo un sogno, così il fatto che avessi affidato la guida all’Arbre Magique al cocco e al gatto di peluche, non risultò per niente pericoloso.
Ero in mille pezzi, tutti diversi e gettati alla rifusa sul sedile del guidatore. Anche se non li contavo sapevo che ne mancava qualcuno, giusto un paio, non di più. Ma di uno in particolare sentivo la mancanza, per quell’unico pezzo “mi facevano male le labbra”.
È un pezzo che cercavo di riprendermi da tempo. Mi era stato rubato o meglio, ero io che l’avevo donato nella speranza che un giorno il “fortunato” possessore potesse arrivare e con nonchalance posare l’ultimo tassello per completare il puzzle, aiutarmi ad incorniciarlo e appenderlo in una grande parete, circondato dalle mie fotografie, quelle che mi diverto a fare per immortalare attimi di vita e quelle che ritraggono me in momenti e stati d’animo che so sempre riconoscere, anche a distanza di tempo. Ognuna di loro esplica alla perfezione ognuno dei 999 pezzi del puzzle, meno che l’ultimo. Quello non avrebbe bisogno di essere appeso, né ricordato. L’ultimo pezzo è quello da vivere ogni giorno, con naturalezza, senza che sia mai un peso.
L’ultimo tassello quello che mancava non è una voce né un sorriso. Forse è uno sguardo o un abbraccio, forse è solo silenzio, forse ancora è solo un profumo o un tocco.
Non è un pezzo vitale, niente che serva al sostentamento per lo meno, ma sapevo che con quel pezzo in più la mia vita poteva essere Vita, per come io l’ho sempre intesa.

D’un tratto potevo vedermi chiaramente, seduta sul mio sedile, con una mano sul volante e l’altra come d’abitudine appoggiata sul cambio. Sembravo segnata, sulla mia pelle erano evidenti tutte le tessere del puzzle meno che una, senza la quale vivevo ugualmente ma della quale ero sempre e comunque alla ricerca, consapevole che l’avrei trovata prima o poi.

Poi mi sono svegliata sola nel mio letto e dalla finestra potevo già vedere un po’ di luce entrare. Era l’alba e quindi Shakira non era poi così tanto fuori tempo. Ho scalciato via le coperte ed ho fatto un giro per la casa, vuota e addormentata, silenziosa e appena illuminata. Ho preso la coperta di pile con le scimmiette (imbarazzante ma tanto calda), mi sono seduta alla mia scrivania ed ho acceso il pc, dovevo analizzarlo quel sogno, scriverlo e liberarmene.
Era proprio solo un sogno, io quel tassello che nel sogno mancava ce l’ho, è mio, lo conservo gelosamente, come il ciondolo più bello appeso ad un bracciale che indosso da sempre. Quel pezzo è uno dei miei sogni, una tessera della quale sento di aver bisogno per avere una vita completa, ma è come se quel tassello avesse un momento più indicato per essere attaccato al resto del mio puzzle. E quindi io aspetto solo l'istantegiusto per posarlo e appendere con “il fortunato possessore” il quadro. Per ora mi dedico alla parete che ho già iniziato a riempire di fotografie, pensando che per i miei pochi anni ho già troppi ricordi…
Passerò dall’Ikea, forse hanno inventato un muro estensibile.
Ho acceso il mio I-Pod: “Una canzone e poi torno a letto, non c’è nulla che valga la pena di essere vissuto la domenica mattina” mi sono detta mentre iniziava “Twentysomething”.
Si, la canzone perfetta per concludere IL mio sogno… tra l’altro tra meno di un mese avrò “20 e qualcosa” anni, vissuti sempre all’insegna dei sogni, anche ad occhi aperti.

Julie.

mercoledì 23 marzo 2011

- Nuvole di cotone, calde ma non troppo -

Ci vorrebbero due coccole al cuore stasera. È solo un po’ di solitudine. È solo che ogni tanto ci vorrebbe un momento in cui ti abbandoni completamente tra le braccia di una persona. Il vero problema è che ti lasceresti andare interamente solo con Una determinata persona.
È come quando sai che per sollevarti il morale ci vorrebbe un po’ di gelato, ma non un gelato qualsiasi, ci vorrebbe proprio l’Häagen-dazs al caramello, che ti impasta per bene bocca e cervello che quasi ti rincoglionisce!
Ma non è malinconia, è proprio la voglia di lasciare che qualcun altro si prenda cura di te, che ti accarezzi i capelli, ti tiri su la coperta e ti abbracci mentre dormi, come a difenderti dai mostri del buio. Addormentarsi sicuri di non fare incubi e poi svegliarsi riposati e sereni.
Sono aperti i casting per trovare questa Persona.

Julie.



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lunedì 14 marzo 2011

- Nelle tasche un volo -

Come riconoscere una donna contenta? La troverete a fare dei balletti idioti davanti ad uno specchio deformante dell'Ikea senza badare alle 3 taglie che le aggiunge!!!
Anche oggi vorrei essere un’altra delle 7 Julie, magari quella che si sta godendo una bella vacanza, che sorseggia un cocktail da un bicchiere ricreato da una noce di cocco. Al collo una collana di fiori rigorosamente bianchi che risaltano sulla sua pelle abbronzata e in testa un semplice cappello di paglia a tesa larghissima che la protegge dal sole cocente. Indossa un costume blu acceso e annodato in vita un pareo lungo fino ai piedi che le accarezza lievemente le gambe ad ogni passo.
Non riuscite ad immaginarla, lei? Non vorreste essere anche voi nei suoi panni? Godervi il sole, il caldo, il mare e il dolce far nulla, cercare un po’ d’ombra sotto la quale ripararsi per leggere un buon libro, poi fare un ultimo tuffo in quella stupenda acqua cristallina e ammirare un tramonto come pochi con l’i-pod  come unica compagnia. Non ve lo immaginate? Io già mi vedo seduta sulla spiaggia, mentre mi abbraccio le gambe, guardo verso l’infinito e ascoltando “UBerlin” dei R.e.m. cerco di cacciare l’irrefrenabile voglia di ballare come il protagonista del video (che poi sembra me quando ballo contenta davanti allo specchio, acrobazie a parte!).
Beh, ora vado a mettere in pausa il mondo in modo da poter ballare un po’ davanti al mio specchio Ikea.

Julie.

giovedì 10 marzo 2011

- Ti affitto l'America -

Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei mollare tutto, partire, cambiare ogni singola cosa della mia vita, vivere qualcosa che non mi appartiene, calarmi nei panni di un’altra persona.
Dicono che nel mondo ci sono 7 persone uguali a noi stessi, ovvero nel mondo dovrebbero esserci altre 7 Julie… ecco, io oggi vorrei essere una di quelle 7, possibilmente (se potessi scegliere) quella che si è svegliata stamattina nel suo monolocale newyorkese, nei piani più alti di un grattacielo a specchio.
Quella Julie stamattina ha acceso la radio che magicamente trasmetteva la sua canzone preferita del momento. Ha accennato dei passi di danza di fronte allo specchio con la sua tazza di tè caldo tra le mani, caldo ma non abbastanza per ustionarsi, perfetta nella sua lingerie comprata nel reparto maschile.
Si è seduta sulla sua poltrona preferita di pelle bordeaux, leggermente usurata e ha guardato fuori dalle enormi finestre che chiudono il suo appartamento. Il tempo è stupendo, con quel sole primaverile che ti permette di dimenticare i giorni in cui avresti indossato anche tre cappotti contemporaneamente, ma non così caldo da desiderare di lavorare in car wash.
Julie (quella di New York) stamattina ha assaporato lentamente il risveglio riuscendo anche a sfogliare alcune delle riviste comprate il giorno prima, riuscendo anche a decidere i suoi prossimi acquisti per l’estate così imminente. Poi ha fatto una doccia veloce, ha infilato la prima maglietta pescata a caso tra i cassetti e il suo jeans preferito, i suoi camperos e un bolerino di pelle consumata. Insomma, un mix & match che raccontato così può sembrare terribile ma addosso a lei funziona, perché è la sua magia. Ha preso borsa e I-phone, chiavi di casa e occhiali da sole e si è precipitata in strada dove con un semplice gesto ha fermato un taxi che l’ha portata al suo bar preferito, quello in cui c’erano già le sue amiche ad aspettarla… e poi ovviamente la giornata sta continuando… considerando il fuso orario!! J
Sono sicura che finirà con una bella cena in buonissima compagnia…
Se non dovesse essere così allora no, non è la Julie che vorrei essere oggi.
Perché vorrei essere un’altra me? Perché sono esausta, stanca e stressata.
Oggi c’era il sole e faceva relativamente caldo ma sono riuscita a godermelo solo aprendo la finestra senza congelarmi. Oggi non va bene niente, dall’immagine che vedo nello specchio, al tè troppo bollente e poi freddo e insapore, la cucina invasa in maniera eccessivamente disordinata e invadente da giornali, riviste, fogli, penne, matite, libri…
Mi sono svegliata gridando da un brutto incubo e poi il postino maledetto e i vestiti che mi assalgono, la nostalgia di casa e della mia migliore amica, la solitudine qui in casa…. Uffff insomma!! Chi mi propone una vacanzina?? J Si accettano proposte! (Si accettano anche donazioni di denaro veramente…. Ahahahaha)

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lunedì 7 marzo 2011

- Forse sono tutto senza essere niente -

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Oggi nevica, quello che vorrei è essere sola in una casa con la luce che entra dalle finestre, tutto intorno il silenzio, il mio i-pod nelle orecchie, vestita comoda ma bene, magari appena uscita da un bagno rilassante… vorrei una giornata senza caos, senza pensieri… la casa dovrebbe essere vuota, con il minimo indispensabile…vuota di oggetti, di vestiti, di scarpe, di storie, vuota di relazioni virtuali e impossibili, vuota di problemi e vuota di pasticci, vuota di cibo;
piena solo di respiri, di musica, di sentimenti, piena di me.
L’unica cosa che è presente attualmente è la musica… quella non manca mai.
Oggi si pensa, oggi si usa il cuore, oggi si fa un viaggio dentro me stessa.
Andiamo.
Si, sono strana. Si, sono io.
Vedo il lato più strambo delle cose e imparo a conviverci. Col bene e col male io ci convivo quotidianamente e non so perché non riesca a farmi capire dalle persone.
Sono “troppo”. Troppo simpatica, troppo chiacchierona, troppo riflessiva, troppo timida, troppo paranoica, troppo pazza… sempre tutto troppo. Sono sempre quella strana, quella per la quale tutti si preoccupano e che cercano sempre di aiutare a trovare delle soluzioni (a cosa poi?)  più “consone”…ehi… molti sono peggio di me li fuori!! Gente che riesce a convincere tutti che studia e poi sta anni all’università a fare nulla. Gente che si divide tra canne e scarpe costosissime, pronti per delle uscite alcoliche. Gente che non sa amare, che non sa cosa sia il rispetto per se e per gli altri, che non sa ridere, che non sa godere delle piccole cose, gente che si abbatte al primo ostacolo, gente che non lotta. Gente che odia la vita, che vive per inerzia perché è troppo stancante pensare al suicidio, gente che inganna le persone che gli sono legate, gente che è troppo presa da se stessa per notare il dolore e le gioie degli altri, gente che dice che la vita fa schifo, che tutto fa schifo, gente che pensa di sapere tutto, gente che scappa da ogni situazione.
Sono stanca. Non sono io quella strana, sono una persona molto più equilibrata di quello che può sembrare. È che, a chi si sente un superuomo io sembro una nullità e a chi si sente una vittima io sembro un ciclone di pazzia. Sono nel mezzo esatto tra queste due cose io e so distinguere il mio momentaneo pendere da una parte piuttosto che dall’altra. Eppure io che non mi vergogno di me stessa, io che non mi faccio problemi a mostrare come sono, ciò che faccio e ciò che penso sono quella strana, chi vive in incognito è una persona migliore.
Sono stufa della stupidità della gente e quindi mi dedico alle mie cose e alle mie emozioni, poco poco, piano piano, sottoforma di spilli, sottoforma di sorrisi e scherzi, sottoforma di fili, tessuti, fogli, matite, libri, sogni, parole, musica, decisioni… sono tutte li le mie emozioni, sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vederle.
Ma mi rendo conto che per chi è cieco io sono solo una macchina programmata male.
Invece io sono cosciente di me, sono cosciente dell’amore incondizionato e inspiegabile che provo per alcune cose e persone.
Il sorriso di mia mamma, la goffagine di mio fratello, la felice pazzia di della mia migliore amica, la schizofrenia di un uomo, la mia scadente macchina da cucire, il mio cane patatone, le mie folli idee, i miei disegni, le mie foto, i miei sogni, la musica… gli yogurt bianchi e le carote.
Potrei vivere così e basta… potrei sopravvivere per sempre nutrendomi di emozioni, musica, yogurt e carote.
Ma la gente non mi capisce, continua a definirmi strana senza capire che quella che loro chiamano “stranezza” è il mio punto di forza, sono io, al 100%.

Julie


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- Il giorno soffiato -

Spegni la luce, apri le tende e lascia che la luna rischiari appena un po’ il buio che hai creato.
Il buio ti spoglia, permette di non vederti riflesso nello specchio, di non poter osservare il volto che indossi ma aiuta ad aprire una voragine verso il punto più profondo di ciò che sei.
Diretto verso le tue paure, le tue ansie, i tuoi tormenti, il buio scava e ti libera dalla vera oscurità che ognuno di noi si porta dentro, tra insoddisfazioni, fallimenti, sogni messi da parte…
Da piccola avevo paura del buio, ora un po’ meno, lo affronto in compagnia della fantasia, della musica e dei sogni per cercare di liberare la parte migliore di me e oramai, il buio è solo assenza di luce...

Julie

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